Vuoto immanente - Moneta unica, 2008
Vuoto immanente - Moneta unica, 2008

Tre sculture per Campobasso

2009

Leonardo Bellotti, Il bene comune, anno IX - n. 2 - febbraio 

 

Il tondo di Borrelli, sembra porsi, per molti aspetti, nel solco della grande tradizione classica dell’arte, rispetto alla quale è possibile individuare citazioni a piene mani; ed è proprio attraverso la profonda conoscenza della storia che egli possiede anche la cultura oltre al talento per poterla manipolare in chiave contemporanea ed utilizzarla come struttura portante per le proprie innovazioni. Per capirci. L’immagine del tuffatore che si riproduce all’infinito su tutta la superficie dell’opera, non può non avere riferimenti consci o inconsci, con la scultura della Grecia classica, tra cui il “discobolo” tanto per fare un esempio celebre. In entrambe le opere, infatti, appare straniante l’innaturale quiete che pervade il corpo degli atleti (nel discobolo il volto in particolare) colti nell’attimo più vibrante del gesto atletico; ora, evidentemente, nel classicismo greco il tutto era finalizzato ad una ricerca estetica che armonizzasse l’uomo con la natura, mentre Paolo Borrelli, si appropria di questa dicotomia e la moltiplica all’infinito proprio per esasperarne il senso di frustrazione.

Il tuffatore, sembra rifugiarsi in un suo spazio ideale, il vuoto immanente del titolo appunto, che rifugge dunque quello reale, la sua perfezione esasperata appare volutamente idealizzata, quindi drammaticamente irreale.

La stessa forma cilindrica dell’opera, rimanderebbe ad un ideale geometrico di perfezione assoluta (la generatrice del cilindro è la circonferenza) subito messa in discussione dall’equilibrio precario in cui è stata collocata, quasi a sfidare le leggi di gravità; ed anche qui l’artista si accolla l’onere della storia nel rimandare allo stesso equilibrio precario delle Michelangiolesche sculture del Crepuscolo e dell’Aurora poggiate sul sarcofago ricurvo della Tomba di Lorenzo de’ Medici della sacrestia nuova di S. Lorenzo a Firenze.

L’effetto ipnotico che induce l’immagine del tuffatore e del suo ”movimento trattenuto” riprodotta senza soluzione di continuità sull’intera superficie del tondo contribuisce ulteriormente ad estraniare l’osservatore dal contesto per introdurlo in una dimensione a-temporale.

Va segnalata l’accuratezza esecutiva dell’opera in acciaio inox, che presentava delle oggettive difficoltà tecniche e, ancora, la sicurezza con cui occupa il luogo in un rapporto spaziale con il contesto equilibrato ma deciso; di particolare interesse appaiono inoltre i rimandi spaziali che si creano con l’opera di Janigro in un susseguirsi di visuali prospettiche sempre diverse.

La qualità dell’opera risiede quindi nella felice sintesi tra aspetti concettuali e valori formali che contribuiscono a creare un’opera dal forte impatto visivo.