Senza temere il vento e la vertigine, 2002
Senza temere il vento e la vertigine, 2002

Gli enigmi barbari della pittura

2005

Lorenzo Canova, dal testo per la mostra “Intime barbarie”, Pesaro

 

L’arte italiana, oggi, mostra spesso una nuova attenzione per le proprie radici, per le proprie origini profonde e millenarie, in un sentimento “primigenio” che unisce il vissuto personale a dinamiche collettive, il nostro tempo ad una storia plurisecolare, senza perdere tuttavia l’energia delle proprie espressioni, la vitalità dei propri linguaggi, utilizzati in modo consapevole e assolutamente attuale.

Borrelli … unisce similmente una componente iconica a tracce di un impianto costruttivo astratto, frammenti figurali a spazialità non oggettive, dando vita a dipinti dove l’immagine può rappresentare il pretesto per generare le trame di un tessuto pittorico sontuoso e ornamentale o dove l’astrazione riesce a superare i suoi confini per assumere una decisa connotazione metaforica o una solenne ieraticità araldica.

Borrelli nasconde così crudeltà segrete nella disposizione allargata ed “espansa” delle sue figure angeliche, nelle macchie e nei flussi cromatici che disegnano labirinti sfuggenti, nei meandri dove si annidano supplizi inesorabili e dove si possono celare i segreti indecifrabili di rituali arcaici.

Per non perdere la sostanza “reale” della propria opera, l’artista sceglie allora di dare una nuova “fisicità” ai suoi dipinti, di riscoprire la loro presenza e la loro consistenza attraverso lo strumento “profondo” di una materia lieve eppure incombente, mediante rilievi sottili o pulsazioni cromatiche che formano il tramite visivo e sensoriale che lega lo spettatore, l’artista e il quadro in una continuità intima e vitale, in un ponte che scopre il cuore palpitante della pittura attraverso il meccanismo armonico dei tracciati tattili.