Nero di Palastina, 1991
Nero di Palastina, 1991

Controcanto in progress

1991

Massimo Bignardi, dal catalogo della mostra 'Controcanto in progress', Isernia, Bologna

 

Un andare aldilà del fondo verso l’ignoto luogo delle pulsioni primarie sembra caratterizzare le ultimissime scelte di Paolo Borrelli: l’impianto cromatico è ridotto all’essenziale rapporto bianco e nero, presenza ed assenza. In Nero di Palestina II una tecnica mista, nella quale l’artista inserisce il legno, la corda e l’alluminio, il gioco messo su ed animato dalle tessiture di minimi segni, è l’elemento centrale che sobilla l’immaginario di Borrelli. Un gioco di ricami luminosi fatti affiorare in superficie dalle profondità di un nero compatto ed assorbente; è l’affiorare di pulsioni che trascinano anche una particolare e densa materia cromatica, segnalata ora da sagome di forme archetipe, ora da strati, da spessore di colore palpitante. Per Borrelli la superficie pittorica resta sempre un campo ove poter compiere uno scavo ed una lettura delle stratificazioni, delle sedimentazioni di un immaginario che si nutre delle energie della memoria collettiva: uno scavo che non vuole essere un esercizio archeologico, bensì espressione della volontà di disegnare un ulteriore orizzonte, una nuova “attesa”.