Senza peso, 1994
Senza peso, 1994

Out of the Door

1993

Rino Cardone, dal catalogo della mostra “Out of the door”, Matera, Potenza, Campobasso, Benevento, Roma

 

Paolo Borrelli sente intensamente la superficie pittorica come campo d’azione delle proprie azioni interiori. L’ordine è da lui rappresentato dalla immobilità delle figure; l’armonia dall’essenzialità delle forme. Mosso da ampie visioni estetiche, fa fluire sul piano prospettico: segni, archetipi, decorativismi minimali e preziosità cromatiche. Il tutto reso senza infingimenti formali, ma con grande passione. Così Borrelli – liberato dal mondo esterno – insegue quella “immagine presente allo spirito” di cui parlava Andrè Breton a proposito della realtà oggettuale. Qui, in questi lavori, non esiste l’afflato surreale, ma ci troviamo pur sempre davanti ad una pittura che, proprio come auspicava lo scrittore francese nei suoi Manifesti del surrealismo, si è liberata dalla preoccupazione di riprodurre essenzialmente delle forme prese nel mondo esterno”. Per cui Borrelli è pittore di intime espressioni liriche e romantiche. Spesso ricorre a veri e propri arabeschi segnici, consapevole con Matisse che essi rappresentano “il mezzo più sintetico più sintetico per esprimersi” e che se ben collocati, suggeriscono la forma o l’accento dei valori necessari alla composizione del disegno…”.

 

Alessandro Masi, dal catalogo della mostra “Out of the door”, Matera, Potenza, Campobasso, Benevento, Roma

In Paolo Borrelli il segno sembrerebbe scandire lo spazio dell’opera secondo ritmi e tempi arcaici. Le sue campiture nere ed opache vengono battute infatti da solchi che ordinano e perpetuano all’infinito l’azione. Tempo metafisico ricavato dal sostegno di una fiducia illimitata nella idea rigenerativa della natura. E, dunque, una pittura-natura dotata anch’essa da una stagionalità che muta, che vive, che soffre e che lotta per non morire, né soffrire, né per più lottare. Abbandonare il dolore, far si che il ritorno sia felice, che lo spazio si ordini secondo il nostro volere e quello più misterioso di Dio, ecco la volontà dell’arte. L’arte promana e l’artista ordina il caos come il contadino il campo.

Fuori dal quadro, un’azione diretta sulla realtà, credo che per Borrelli, otterrebbe lo stesso effetto linguistico ed artistico. Una sua performance varrebbe quanto una sua opera, poiché la sua è una azione sostanzialmente etica, non moralistica, ma etica!