Egemonia della lotta, 2013
Egemonia della lotta, 2013

Paolo Borrelli, Egemonia della lotta

2014

Lorenzo Canova, testo per la mostra 'Egemonia della lotta' -  ARATRO - Università degli Studi del Molise - marzo

 

Paolo Borrelli presenta un ciclo opere recenti composto da quadri e un’installazione dedicati al tema della lotta, inteso in senso profondo e metaforico.

Come scrive l’artista: “Qui non si parla di qualcuno che lotta con il sangue agli occhi, fendendo la contemporaneità e facendosi largo nel caos attuale; non si parla nemmeno di chi non lotta perché inconsapevole dei fenomeni che lo tormentano e lo costringono a sbranare la propria immagine nello specchio, ci si interroga, invece, sulla relazione intima che il proprio vissuto ha con la debolezza del proprio agire. S’intuisce, dunque, che la stessa relazione tra vissuto e agire sembra non essere più in grado di rivelare.

I lavori di questa mostra, in fondo, tentano di tradurre in immagini la radicalità dei conflitti che in ciascuno di noi generano la rinuncia alla lotta, rinuncia non più imputabile all’assenza di speranza, all’indifferenza, alla noia o altro ma semplicemente allo smarrimento dello scopo che è, chiaramente, presupposto e cardine della lotta stessa.

Ci si rende perfettamente conto di quanto la necessità della lotta si stia estendendo, solo che, almeno in apparenza, non coinvolge e attiva nessuno. Questi lavori sono immersi nell’egemonia che la lotta ci impone, sono il prodotto consapevole della sua immanenza, del suo dilagare e tentano di raccontarla dall’interno in modo da scongiurare l’eventualità che siano perduti per sempre i codici per decifrarne la necessità”.

Così le sagome di figure umane che contengono i collage compongono un mosaico possibile per comporre il senso di questa lotta pubblica e privata, interiore e collettiva; formando una sorta di mappatura simbolica dei conflitti che formano la dinamica vitale del mondo, in un viaggio per immagini e concetti dove lo scontro e l’incontro possono assumere connotazioni violente, amorose o di protesta, divenire riflessioni sociali, sulla storia, sull’oblio e sulla memoria, in un’organizzazione compositiva rigorosa che aumenta il senso enigmatico e inquietante dell’intero progetto espositivo